Wilfried Gnonto : “ La promessa degli azzurri”

Capirci qualcosa, sulla nazionale, non è facile. Dopo la batosta con l’Argentina, avevamo già scritto tutti il necrologio del nostro calcio. Un calcio bollito, senza cuore, esauritosi come una batteria esausta dopo l’incredibile trionfo di Wembley. Anche Mancini, diciamola tutta, aveva il suo superbonus di credibilità in scadenza. Poi in tre giorni è avvenuto il miracolo dell’Italia dei giovani che, a Bologna, ha sfiorato la vittoria con la Germania in Nations League. Vittoria non riuscita solo per un peccato d’ingenuità di un gruppo, con ben sei esordienti, poco esperto nel gestire il vantaggio. Comunque una prova coraggiosa e reattiva che sa davvero di ripartenza, naturalmente da rivedere già dalla prossima sfida a Cesena con l’Ungheria.

Mancini, dopo le sberle con l’Argentina, aveva detto che avrebbe cambiato «venti giocatori su venti». Sembrava una battuta, rabbiosa, di un tecnico che non sa più che pesci pigliare. Invece è stata l’unica decisione giusta di questi infausti ultimi mesi. Puntare sui giovani, sulla loro voglia di giocare e di provarci. Con uno sopra tutti: quel Wilfried Gnonto che a 18 anni è entrato in campo con una gran voglia di spaccare il mondo e soprattutto di spaccare la difesa tedesca. C’è perfettamente riuscito facendosi notare nel dopo partita anche per il suo perfetto italiano.

Quando poi ha detto ai giornalisti che ha studiato al Liceo classico e la sua materia preferita è il latino, sono rimasti tutti a bocca aperta come se questo fosse il secondo miracolo della giornata. Troppi due miracoli. Nato a Verbania, figlio di un operaio e di una cameriera ivoriani, qualcuno forse ha pensato che Gnonto dovesse esprimersi con i verbi all’infinito come i vecchi maggiordomi di Via col vento. Invece questo ragazzo, che ha giocato più di trenta partite nelle nazionali giovani e tra poco andrà all’Europeo Under 19, è svelto sia di piedi che di pensiero. Meno svelti i dirigenti dell’Inter che l’hanno lasciato andare allo Zurigo. Probabilmente Gnonto costava troppo poco per una grande società di serie A. Meglio fare altri debiti ricomprando Lukaku.

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