ll primo maggio ricordiamoci delle donne costrette a scegliere tra famiglia e lavoro

Rieccolo qui il Primo Maggio, con l’obbligo canonico di ricordare il lavoro. Qui lo vorremmo celebrare da donne lavoratrici, che a qualcuno sembrerà un punto di vista minoritario ma riguarda la metà del Paese (anzi un po’ di più). Sappiamo tutte che le italiane hanno un accesso paritario al lavoro da pochissimo tempo: fino ai ’60 erano escluse per legge da settori importanti come la magistratura, fino al 2003 non esisteva una donna prefetto.

Oggi, che la vita è diventata più difficile rispetto un vent’ennio fa, con contratti precari e aumenti spropositati. La scelta di vivere in casa per “ curare “ la famiglia o di lavorare per portare il pane in casa , è diventata una assidua strada da scegliere.

Il “Partime“ è diventato l’alternativa di quelle donne che si trovano davanti questo bivio. A sostegno del papà che con le sue 12 ore al giorno di lavoro e sacrifici mantiene la famiglia.

Se lo stato invece di concentrarsi della bella faccia all’estero pensasse più alla nicchia del suo paese sicuramente, oggi saremmo più sereni.

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